Nutrire la Consapevolezza

La presenza mentale non consiste nel prestare maggiore attenzione, ma piuttosto nel prestare attenzione in modo diverso e più saggio; con tutta la mente e con tutto il cuore, utilizzando a pieno le risorse del corpo e dei sensi

M.Williams, J. Teasdale, Z. Segal, J. Kabat-Zinn

Si racconta che un famoso scrittore di viaggi fu invitato a cena da una facoltosa famiglia in Giappone, diversi erano gli ospiti presenti per l’occasione. Si trattava di una cena molto speciale poiché una delle portate prevedeva l’utilizzo del pesce palla, un pesce altamente prelibato ma anche noto per la sua pericolosità, è infatti estremamente velenoso (mortale), ma chef esperti sono in grado di asportare via il veleno. Lo scrittore quando giunse la portata la gustò lentamente, boccone dopo boccone e ammise di non aver mai mangiato nulla di così sublime. Quando il padrone di casa gli chiese come era stata la sua esperienza, lui rispose estasiato esaltando l’unicità del cibo appena assaporato, solo dopo questa risposta gli fu svelato che in realtà aveva mangiato del comunissimo pesce (il pesce palla era stato mangiato a sua insaputa da un altro commensale).

Lo scrittore imparò che non era importante quanto fosse buono, prelibato e costoso un cibo, ma quanto poteva essere speciale un alimento ordinario se mangiato con consapevolezza boccone dopo boccone.

Un’esperienza ordinaria può diventare straordinaria se affrontata consapevolmente (prestando attenzione in maniera intenzionale e non giudicante a ciò che sta accadendo nel momento presente, accogliendo le cose così come sono).

Possiamo applicare la Consapevolezza o Presenza Mentale o Mindfulness (sono tutti sinonimi) ad ogni esperienza: ad una camminata, a bere una tazzina di caffè, modificando completamente l’esperienza che stiamo vivendo. Dobbiamo semplicemente mettere a tacere il pilota automatico, che è un nostro fedelissimo compagno di viaggio ed immergerci nel momento presente.

É difficile rendersi conto come e quanto le nostre esperienze quotidiane siano incomplete se affrontate senza consapevolezza. Prendetevi 10 minuti e provate a fare questa semplice pratica: “un assaggio di consapevolezza, mangiare con i sensi”.

Munitevi di un chicco di uva passa e procedete nell’ascolto del file.

Bibliografia

M. Williams, J. Teasdale, Z. Segal, J. Kabat Zinn (2010), Ritrovare la Serenità Milano. Raffaello Cortina Editore

La Resilienza

Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi.

V. Lombardi

La Resilienza è la capacità di fronteggiare positivamente eventi traumatici, esperienze negative e/o stressanti. Come altri termini, di uso e abuso comune (lo stress, ad esempio, che è la tensione e lo sforzo a cui è sottoposto un materiale rigido in condizioni di sollecitazione), è stato preso in prestito dall’ingegneria, dove sta ad indicare la capacità di un materiale di sopportare un urto senza rompersi.

Quando ci si trova davanti ad una situazione stressante si può reagire in due modi, o lasciandosi travolgere oppure affrontando le avversità, pensiamo ad esempio ad un rifiuto sociale: ci piace molto una persona e le chiediamo di uscire, lei/lui rifiuta l’invito dichiarando di non essere interessato a noi. Chi ha una bassa resilienza probabilmente passerà giorni a rimuginare, chi ha una buona resilienza accetterà il no ed andrà avanti con la sua vita. Diversi studi hanno dimostrato che lo stile di resilienza di una persona rimane immutato sia davanti alle piccole cose (eventi stressanti di lieve entità), sia davanti alle grandi cose (un lutto ad esempio). Quando si ha una bassa resilienza si tende a reagire alle avversità con ansia, depressione e impotenza. Avere una buona capacità di resilienza invece significa possedere delle capacità di fronteggiamento e la motivazione che permettono di affrontare gli eventi negativi senza che questi ci travolgano.

Gli studi dimostrano che le persone che hanno una buona resilienza sono consapevoli, ottimiste, con un buon livello di autostima, con una robustezza psicologica ed estroverse. Leggi tutto “La Resilienza”

Psy workshop: Il Senso di Colpa

 

Sabato 28 Aprile 2018, presso il Centro Olistico Essere e Divenire, si terrà un Psy Workshop sul Senso di Colpa. Impareremo a riconoscere i nostri Sensi di Colpa, a discriminare quelli Sani da quelli Patologici e a liberarci da questi ultimi, che spesso minano la nostra autostima e la nostra serenità.

Per info, clicca qui

Il Permaloso

Una mente che è “sulla difensiva” non è una mente aperta.
Napoleon Hill

Permaloso è colui che si offende facilmente davanti ad una critica, un’osservazione o una frase ironica che gli è stata rivolta.

Come reagisce a tutto questo il permaloso? O si chiude a riccio, rimanendo in silenzio anche per lunghi periodi, o attacca per difendersi, mostrando a volte una reazione impulsiva esagerata, o “il permaloso in via di guarigione”esprime assertivamente il disagio che sta provando, per cercare un confronto, per comprendere un punto di vista diverso dal proprio.

Diversi sono i motivi che possono spingere una persona ad essere permalosa:

Il Lasciare Andare

Il segreto non è dimenticare, ma lasciare andare. E quando tutto se ne sarà andato, sarai ricco nella perdita”.

Rebecca Solnit

Il lasciare andare è l’ultimo dei 7 Pilastri della Mindfulness.

Come sempre vi ricordo che quando parliamo dei 7 Pilastri ci riferiamo in particolar modo alla pratica meditativa.

Il lasciare andare o non attaccamento significa accettare le cose così come sono. Capita di frequente che quando ci sediamo a meditare la nostra mente e il nostro corpo inizino a produrre pensieri, emozioni, sensazioni, alcuni ci piacciono talmente tanto che vorremmo tenerli con noi per sempre, altri invece ci turbano e ci infastidiscono, vorremmo che non fossero mai stati prodotti, il lasciare andare consiste nel non aggrapparsi alle nostre produzioni, belle o brutte che siano e ci spinge ad essere semplicemente spettatori di ciò che accade sul palcoscenico della nostra mente e del nostro corpo: “quando notiamo che la mente tende ad attaccarsi a qualcosa o a respingere qualcosa, possiamo ricordarci di lasciare andare quegli impulsi, di proposito, per vedere cosa succede. Quando ci troviamo a giudicare la nostra esperienza possiamo lasciare andare quei giudizi. Ci limitiamo a registrarli, senza dare loro ulteriore energia.”(Kabat-Zinn) Leggi tutto “Il Lasciare Andare”