L’Orgasmo Femminile

 

Gli studi sull’orgasmo femminile sono relativamente recenti, basti pensare che ai tempi della regina Vittoria (1837-1901) si credeva ancora che le donne non avessero ne desiderio sessuale, ne provassero piacere durante il coito, pratica alla quale si sottoponevano esclusivamente perchè finalizzata alla maternità. Il piacere sessuale per secoli è stato considerato un appannaggio maschile.

L’orgasmo femminile durante l’epoca vittoriana non era altro che il risultato del massaggio pelvico (pratica in voga fin dal 1600) utilizzato principalmente per la cura dell’isteria. Durante la stimolazione la donna raggiungeva il così detto“parossismo isterico”, un momento di massima intensità al termine di un processo morboso che nulla aveva a che fare con il piacere sessuale. Nel 1734 per la stimolazione dei genitali femminili fu inventato il “tremoussoir”, una sorta di meccanismo a molla, sebbene si continuasse a praticare il massaggio pelvico manuale, un massaggio piuttosto logorante per chi lo effettuava, quindi nel 1869 G. Taylor, un fisico americano, inventò una macchina per massaggi pelvici, il “manipulator”, consisteva in un tavolo a cui era collegata una sfera (avviata da una macchina a vapore e posizionata in una stanza attigua allo studio medico), che esercitava la stimolazione. Sempre per la cura dell’isteria tramite l’orgasmo, nel 1883 Granville inventò il primo vibratore elettromeccanico. Qualche hanno dopo inventarono il vibratore a batteria (1899) sempre per uso medico. Solo nel 1902 fu brevettato un vibratore elettrico destinato alla vendita, venduto come un oggetto per massaggi sia per uomini sia per donne, era pubblicizzato con la finalità di alleviare le tensioni muscolari.

A partire dagli anni 20 l’industria del porno iniziò ad usare i vibratori, che in breve non furono più associati a presidii medici, ma diventarono a tutti gli effetti oggetti atti a produrre piacere.

Kinsey attraverso i suoi studi effettuati negli anni 30 e 40 (tramite la compilazione di questionari) fu il primo a raccontare che le donne si masturbavano, sdoganando così il piacere femminile.

Ricerche più approndite furono fatte Masters e Jhonson che alla fine degli anni 60 pubblicarono gli esisti di uno studio durato 11 anni, dove esaminavano la risposta sessuale maschile e femminile, arrivando a teorizzare che l’orgasmo, la fase finale del ciclo di risposta sessuale, poteva essere provocato in differenti modi: non solo grazie alla stimolazione dei genitali ma anche attraverso stimoli emotivi, pensieri, esperienze personali e di cruciale importanza era l’intesa con il proprio compagno (che avrebbe determinato un equilibrio ed un certo ritmo nei movimenti durante il coito). I due ricercatori osservarono l’attività sessuale in laboratorio, utilizzando un poligrafo (uno strumento che permise la registrazione di diversi dati: attività cerebrale, metabolismo, battito cardiaco) sia durante il rapporto sessuale, sia durante l’autoerotismo. Si fecero aiutare inoltre dal noto “Ulisse”, un vibratore in plexiglass munito di telecamera, che favoriva il raggiungimento dello orgasmo nelle donne.

Masters e Jhonson arrivarono alla conclusine che il piacere femminile era più intenso durante la masturbazione rispetto al coito, poiché durante la masturbazione si stimolava direttamente il clitoride, organo principalmente legato al piacere femminile. Per la prima volta inoltre parlarono degli orgasmi multipli femminili : “la femmina umana spesso non è soddisfatta di una sola esperienza orgasmica negli episodi di automanipolazione del clitoride. Se non vi è una tensione psicosociale che viene a reprimere l’eccitazione sessuale, molte donne mature possono godere di tre, quattro esperienze orgasmiche, prima di raggiungere un apparente senso di appagamento.”

Grazie a questi due studiosi finalmente veniva data una dignità al piacere femminile.

Ma cosa succede esattamente durante l’orgasmo? Nella donna l’orgasmo inizia con delle contrazioni (tra le 3 e le 12, tra una contrazione e l’altra l’intervallo è di 0,8 secondi) involontarie e ritmiche di vagina, utero e sfintere rettale, altri movimenti involontari come spasmi alle mani e ai piedi, accelerazione del battito cardiaco (120-160 battiti al minuto), aumento della pressione arteriosa e il piacere raggiunge l’apice. La durata media di uno orgasmo varia dai 3 ai 15 secondi ed è associata ad un obnubilamento della coscienza (V.A. Sadoc.k 1975)

Negli ultimi anni l’orgasmo è stato studiato anche dalle neuroscienze, utilizzando sia la risonanza magnetica funzionale (RMf) e sia la tomografia ad emissione di positroni (PET). Un neuroscienziato della Rutgers University, Barry Komisaruk, ha scoperto che quando si è all’acme del piacere si attivano più di 30 aree cerebrali, tra queste: il sistema limbico (area della memoria e delle emozioni), l’ipotalamo (che ha funzioni di controllo, regola fame, sete, temperatura) , la corteccia pre frontale (coinvolta nel giudizio, la pianificazione ed il problem solving), la corteccia sensoriale (area legata all’elaborazione delle sensazioni tattili), etc..

Da ulteriori ricerche si è inoltre scoperto che durante l’orgasmo si attiva maggiormente l’area del nucleo dorsale del rafe ,preposta al rilascio della serotinina, un neurotrasmettitore che ha anche effetti antidolorifici, e il nucleo cuneiforme, altra area deputata al controllo del dolore, questo spiegherebbe perchè si ha una ridotta percezione del dolore quando il piacere raggiunge l’acme.

Atavica è la questione su quanti e quali siano i tipi di orgasmo che una donna può provare. Per anni si è parlato di orgasmo clitorideo e vaginale, considerando il primo l’espressione di una sessualità immatura ed il secondo invece prodotto di una sessualità adulta e matura. Poi la scienza ha affermato che l’orgasmo fosse sole uno e che questo prevedesse sempre e comunque la stimolazione del clitoride (diretta come può avvenire durante la masturbazione o in alcune specifiche posizioni sessuali o indiretta come avviene nella maggior parte dei rapporti sessuali). Le neuroscienze stanno sbrogliando nuovamente la vecchia questione e grazie agli studi effettuati tramite RMf si è arrivati a teorizzare tre tipi di orgasmo: clitorideo, vaginale e quello della cervice uterina. L’autostimolazione del clitoride, della vagina e del collo dell’utero attiverebbe infatti diverse regioni della corteccia cerebrale sensioriale.

Nei prossimi articoli mi soffermerò maggiormente su i diversi tipi di orgasmo e sulle difficoltà orgasmiche femminili.

Bibliografia

B. R. Komisaruk & B. Wipper PhD (2005). Functional MRI of the Brain during Orgasm in Women, Pages 62-86 Annu Rev Sex Res.

B. R. Komisaruk, N. J. Wise, E. Frangos, K. Allen (2010). An fMRI time-course analysis of brain regions activated during self-stimulation to orgasm in women, Dept Psychology, Rutgers, The State Univ. of New Jersey, NEWARK, NJ; 2Radiology, New Jersey Med. Sch. of UMDNJ, Newark, NJ; 3Princeton Neurosci. Inst., Princeton Univ., Princeton, NJ .

B. R. Komisaruk, N. J. Wise, E. Frangos, W. Liu, K. Allen, S. Brody (2011). Women’s clitoris, vagina, and cervix mapped on the sensory cortex: fMRI evidence, J Sex Med.

N. J. Wise, E. Frangos, B. R. Komisaruk (2017). Brain Activity Unique to Orgasm in Women: An fMRI Analysis. J Sex Med.

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