L’Attacco di Panico

“Quando ci prende il panico la testa l’abbiamo già perduta”

Roberto Gervaso

L’Attacco di Panico è un episodio di timore improvviso: una paura così intensa da sfiorare il terrore, è spesso associato a sgradevoli sensazioni corporee, difficoltà di ragionare in maniera logica e all’idea che qualcosa di catastrofico stia per accadere: “sto per morire, sto perdendo il controllo, sto per impazzire”(questi sono i pensieri di chi sta sperimentando il panico).

L’attacco di Panico è strettamente legato all’ansia, più l’ansia è elevata maggiore sarà la probabilità che si presenti il panico. Inoltre un episodio di panico è spesso seguito da ansia, detta “ansia residua”.

L’esordio di una crisi di panico può essere improvviso e inatteso: ad esempio di ci sveglia in piena notte in preda al terrore, o si passa in pochi secondi da calmi a terrorizzati, oppure la crisi può avvenire come si accennava prima dopo aver sperimentato un’ansia molto elevata. Nell’arco di pochi secondi si arriva all’apice e il soggetto sperimenta almeno 4 o più dei seguenti sintomi:

  • dolore al petto

  • eccessiva sudorazione

  • tachicardia

  • nausea

  • capogiri

  • difficoltà a respirare

  • formicolio

  • secchezza delle fauci

  • irrigidimento degli arti

La durata di un attacco varia tra i 5 ed i 20 minuti, al termine il soggetto si sente spossato, privo di forza e agitato (per un tempo che varia dai 30 minuti ad alcune ore).

Durante l’attacco vero e proprio il ragionamento è alterato e la persona crede realmente di essere in grave pericolo.

Un attacco di panico nella maggior parte dei casi è seguito dal timore che un episodio simile possa di nuovo verificarsi, questo timore porterà al così detto “evitamento”: il soggetto tenderà ad evitare tutti quei luoghi o situazioni dove crede che la crisi potrebbe verificarsi nuovamente e dove pensa non possa esserci una via di fuga: supermercati, centri commerciali, manifestazioni pubbliche, cinema, teatri concerti, il traffico, i mezzi pubblici, il rimanere soli, guidare la macchina, etc… L’evitamento di questi luoghi/situazioni è prodotto da questo tipo di pensieri: “se mi sento male ho bisogno di qualcuno che chiami aiuto e se sono solo nessuno potrà farlo”, “se mi sento male al concerto come potranno i sanitari soccorrermi in mezzo a tutte quelle persone”, “in questo luogo l’ambulanza non mi raggiungerà mai”.

L’evitamento, una attenzione iperselettiva verso tutti quegli stimoli che potrebbero provocare un nuovo attacco, i fattori protettivi (bere acqua se inizia a girare la testa, portare i tranquillanti nella borsetta, sedersi al teatro vicino all’uscita), il distrarsi (ascoltare musica mentre si è sul bus o chattare con lo smart phone) e fuggire, sono tutti elementi che oltre a mantenere il problema lo incrementano.

Mediamente il primo attacco di panico insorge verso i 24 anni (sebbene siano purtroppo in aumento pre-adolescenti e adolescenti che soffrono di attacchi di panico) ed è una problematica soprattutto al femminile (i 2/3 dei soggetti sono femmine).

Principalmente un attacco di panico è causato da: “una interpretazione erronea e catastrofica delle sensazioni fisiche e mentali sperimentate”. Pensiamo ad un soggetto ansioso che sente un dolore al petto, il suo pensiero potrebbe essere “sto per avere un infarto”, da questo pensiero al panico è un attimo.

Nella maggior parte dei casi il primo attacco di panico è preceduto da un periodo molto stressante (un lutto, una malattia, la perdita del lavoro, etc..). Lo stress fa incrementare l’ansia e come abbiamo visto l’aumento di questa può portare al panico poiché si perde la lucidità per interpretare correttamente gli accadimenti.

I dati scientifici dimostrano che la terapia d’elezione per la cura degli attacchi di panico è la terapia cognitivo-comportamentale che agisce sia sulle cognizioni disfunzionali che causano ansia e panico, sia su un avvicinamento graduale agli stimoli fonte di ansia. Molto utili sono anche i percorsi di Mindfulness: come l‘MBSR, che vanno a ridurre lo stress (che come abbiamo visto aumenta l’ansia), il Rilassamento Muscolare Progressivo ed il Training Autogeno.

Bibliografia:

Clark D. A., Beck A. T. (2010). Terapia Cognitiva dei Disturbi D’Ansia: Scienza e Pratica, New York. Guilford Press.

Rachman S. (2004). L’Ansia, Bari. GLF Editori Laterza.

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